Omocausto ieri e oggi

Nel corso del regime nazista tedesco, sulla base del Paragrafo 175, numerosi omosessuali furono internati in campi di concentramento insieme a Ebrei, Rom, Sinti, Jenisch e testimoni di Geova. A distinguere gli omosessuali dagli altri prigionieri era, nel caso degli uomini, un triangolo rosa cucito sulla divisa all’altezza del petto; nel caso delle donne, un triangolo nero. Si è soliti riferirsi allo sterminio degli omosessuali nei campi di concentramento nazisti come Omocausto. Si stima che gli omosessuali internati nei lager siano stati almeno 50.000.

Negli anni che vanno tra il 1933 e il 1945 si stima che almeno 100 mila uomini siano stati arrestati come omosessuali, di cui circa la metà sono stati condannati; la maggior parte di questi ha trascorso il periodo di detenzione assegnato nelle prigioni regolari, ma tra i 5 e i 15 mila hanno finito con l’essere internati nei vari campi. 
Solo a partire dagli anni ‘80 del ‘900 si è cominciato a riconoscere anche questo episodio di storia inerente alla più ampia realtà della persecuzione nazista. Nel 2002 infine il governo tedesco ha chiesto ufficialmente scusa alla comunità gay.

Ancora oggi nel mondo sono molti i paesi che perseguono e condannano omosessualità e transessualità o limitano  
fortemente con leggi specifiche la libertà delle persone Lgbtqi*. Moltissimi paesi africani ed arabi, ma anche paesi come la Russia di Putin, che nel 2013 ha introdotto la famigerata legge contro la “Propaganda gay” che istituisce di fatto l’omofobia di stato.

Per questa forte ostilità all’omosessualità e omofobia di stato, il regime russo di Putin viene oggi preso come punto di riferimento e considerato “Faro della civiltà occidentale” da molti movimenti di estrema destra, di integralisti cattolici e partiti politici europei.