Concorso "2020: Coming out nello spazio"

Lydia, di Enrico Boesso

Lydia non amava affatto le mattine in cui il CapoSezione la svegliava attraverso l'iMind per invitarla a un'abbondante colazione e a presentarsi in ufficio per le nove. Lei è una di quelle tecniche informatiche da telelavoro in mutande che sbadigliano in videoconferenza anche col Capo.
Inoltre il messaggio sull'iMind era arrivato durante un sogno mattutino piuttosto agitato in cui si erano mescolate varie immagini angoscianti col faccione sorridente di Chang che le diceva: “Svegliati Lydia! C'è bisogno di te in Ufficio alle nove! Un'abbondante colazione e via, per il successo della Sezione 21!”. Lydia sapeva il perché degli incubi e immaginava pure perché Chang la volesse in ufficio. Poi non sopportava l'espressione “abbondante colazione”. Aveva smesso con il multivitamico anfetaminizzato da quando aveva conosciuto Chiara. Chiara adorava le cose naturali e l'aveva convinta a bere solo caffé autentico che costava a Lydia un occhio della testa.
Lydia non amava il cibo bio, ma Chiara ci teneva davvero a farle mangiare biologico e vegan: “La Vita è importante” diceva “E' la cosa più bella che esista e rispettarla è l'unico dovere sacro dellUmanità”. Lydia non dubitava che “Vita” e “Umanità” fossero con la maiuscola nelle parole di Chiara. Dire che Lydia non fosse quel genere di ragazza è riduttivo: ma l'amore ci fa fare cose che prima di conoscerlo non avremmo mai immaginato. Lei era ancora una ragazzina, forse la più giovane della Sezione 21: probabilmente la tecnica migliore dell'Ufficio, il ché le permetteva un grado di informalità sconosciuto ad altri colleghi: non abbastanza per ignorare una chiamata da Chang, ovviamente. Aveva solo quarantaquattro anni, ma era riuscita a prendere l'abilitazione già da tre anni e molte Sezioni se l'erano contesa per la sua capacità di programmare in DeepSoul in molto meno tempo rispetto a certi settantenni che ci si spaccano la testa da decenni.
Ovviamente Chiara adora che il seno di Lydia non abbia ancora subito nanochirurgia, sembra quasi che ogni impercettibile perdita di tensione nel collagene di Lydia sia salutata dalla sua amante con il suo solito entusiasmo naturalistico.
Il caffè autentico è indiscutibilmente più amaro del multivitaminico, il sole fuori casa è troppo splendente, la caffeina sembra troppo blanda e gli occhiali scuri di Lydia sembrano troppo vintage in quell'estate mostruosa a New Mestre.

“Dio Ozono!” Esclamò Lydia uscendo. Impostò l'iMind su “frescura” e si diresse a piedi verso l'Ufficio della Sezione 21; avrebbe voluto settarlo anche su “scarsa luminosità”, ma preferiva gli occhiali scuri, altrimenti la sera avrebbe avuto gli occhi troppo gonfi. La Sezione 21 era un piccolo capolavoro architettonico: un grattacielo di specchi interamente costruito sull'antico templio cristiano dedicato a Sant'Antonio da Padova che ne occupava i primi piani, incapsulato nel FixiGlass. In tre anni era la quarta volta che Lydia entrava nel suo luogo di lavoro ed era sempre stato spiacevole. Il colloquio per l'assunzione con Chang era semplicemente stato “meno spiacevole” fra quelli che aveva avuto con gli altri Capi Sezione. Chang Batorwsky Boldrin era meno orribile di molti suoi pari grado, ma rimaneva un Sezionista fanatico e una faccia di **** senza speranza. Un breve messaggio preregistrato di censura informò Lydia che non era opportuno fare simili pensieri sui suoi superiori.
“La tua produttività è sotto del 26% rispetto all'ultimo mese, Tecnica Lydia Capuzzo Hussein; la Sezione 21 vuole aiutarla per riottenere i suoi livelli produttivi originari”. Chang sorrideva e sorrideva anche il suo segretario sintetico e pure qualche collega più anziano che voleva che venisse messa in riga la ragazzina neo-assunta.
“Ho dei problemi personali” rispose senza espressione Lydia di fronte al tavolo nero di beckelite del penultimo piano, dove Chang la fissava sorridendo. “Stimo di risolverli stasera tra le 20 e 30 e le 22” Lydia non voleva che il Capo dicesse “Hai il supporto della Sezione” né “C'è qualcosa che possiamo fare per aiutarti?” e neppure “Noi crediamo in te e sappiamo che te la caverai egregiamente”. Ovviamente il CapoSezione le diede proprio una di quelle tre risposte e Lydia annuì con la testa, ringraziò, chiese se c'era dell'altro e - reinforcati gli occhiali scuri – uscì dal Saint Anthony Palace della Sezione 21 diretta a OverRail.

Chiara viveva in una zona chiamata OverRail, anche se ormai la ferrovia era stata interrata da trent'anni e il vecchio palazzo della stazione era la sede della Sezione 19 e dei Corpi Speciali: nulla a che vedere col prestigio del Saint Anthony Palace, ma OverRail non era certo noto per l'eleganza dell'architettura. Sembrava un enorme astronave sospesa a sessanta metri al suolo, essendo completamente coperto da un pannello solare di 12 kilometri di diametro, sostenuto da tre pilastri. Uno di questi era lo Station Palace della Sezione 19, difeso da possibili attacchi terroristici dai Corpi Speciali che lì avevano la loro base operativa. Lydia raggiunse l'ingresso di OverRail guidando un cabinet biposto, bianco come il suo impermeabile. Disattivò il senso di freschezza che l'aveva accompagnata fino lì e impostò l'impressione di stare indossando vestiti asciutti, visto che il sudore glieli aveva infradiciati. A OverRail la temperatura è anche di venti gradi più bassa, a causa dell'ombra perenne in cui era immersa. Si tolse gli occhiali scuri, parcheggiò il cabinet col suo pass davanti a Station Palace e superò le guardie entrando nella tenebra azzurognola del quartiere.
Chiara viveva lì perché gli Overs fanno poche domande e né la sua relazione né la sua attività volevano troppa pubblicità. Chiara raschiava e questo era ritenuto da alcuni immorale e da tutti illegale: si occupava di eliminare microchip inseriti nel corpo dei suoi clienti e a crackare alcuni iMind pieni di spam corporativi, di virus governativi o viceversa. Le motivazioni di Chiara erano evidentemente politiche: “Mi occupo di rendere più umane le persone” oppure “Il libero arbitrio è importante” erano le sue frasi preferite. Lydia non sorrideva più di questi concetti così estremisti, conosceva le motivazioni di Chiara: non era forse per quello che si amavano?
Inoltre raschiare era un'attività piuttosto redditizia e visto il difficile futuro che avevano davanti a loro qualche milione di yuan in più avrebbe fatto sicuramente comodo.
Lydia entrò nello studio di Chiara mentre lei era intenta a ripulire un adolescente spaventatissimo dal suo parental control “Almeno per questo sabato” ripeteva come un mantra.
Lydia aspettò pazientemente come un qualsiasi cliente e poi sorrise a Chiara: “Ho bisogno di una doccia, probabilmente”.

La nudità di Lydia riempiva Chiara sempre di un enorme stupore. Come se non le bastasse la memoria per contenere la vista di un simile miracolo di pelle e curve e Lydia adorava quel suo sguardo ammirato come di un bambino che su un'isola cerchi di fissare in una volta sola l'orizzonte circolare sull'oceano. Passarono il pomeriggio facendo l'amore: in un modo così aspro e forte che Chiara si sorprese. “Cosa c'è?” Le chiese alla fine. Lydia fissava il soffitto spoglio: “Stasera voglio farti conoscere ai miei genitori e dire loro che ti amo”. “Ne sei sicura?” Chiese Chiara accarezzandole i capelli castani. “Sì, non posso davvero più mentire”. Chiara sorrise “Il Libero arbitrio è importante” Aggiunse prima di baciarla: e sembrò che tra loro fosse tornata una dolcezza più grande.

Il rosso del tramonto oltre il pannello contrastava con l'azzurrino a basso consumo di OverRail e in quella atmosfera purpurea tra il naturale e l'artificiale scintillavano le uniformi nere e lucide dei Corpi Speciali. Lydia venne subito riconosciuta grazie all'ologlifo della Sezione 21. “E' con te?” chiese un capitano indicando Chiara. Era normale che i controlli fossero più frequenti in uscita
da OverRail. “Sì” rispose l'informatica “Fatemi prendere il cabinet, me ne devo andare”. Salirono sul biposto senza prestare la solita attenzione a non sfiorarsi nemmeno: Lydia immaginò dietro il casco del capitano un'espressione mista di curiosità e disprezzo.
La famiglia Capuzzo Hussein viveva a Garden Town, non molto distante dalla Sezione 21 e attendeva la figlia per cena. Da quando era morto Tomàs – il fratello di Lydia - era diventato un appuntamento molto più frequente che in passato, appuntamento a cui lei si era sempre presentata da sola giustificando implicitamente il suo persistente stato di single con la passione per il lavoro. L'annuncio che si sarebbe presentata con un ospite era stato quindi salutato con un certo entusiasmo da parte di sua madre. Il cabinet venne impostato sulla massima puntualità e si fermò silenzioso davanti alla porta della vecchia casa. Lydia avvertì i genitori del suo arrivo con un breve messaggio vocale.
“Entra! Che bello che sei arrivata così puntuale!” Samantha sembrava radiosa, Lydia e Chiara entrarono insieme “Qualcosa col curry...” pensò Lydia. Suo padre – come sempre, dopo la morte di Tomàs, era impegnato in qualche gioco 4D – e si sconnesse quando la figlia varcò la soglia. “L'ospite che ci avevi anticipato non viene?” Chiese la madre un po' ansiosa. “E' lei l'ospite, mamma” indicando Chiara con la mano. Chiara sorrise incrociando il suo sguardo con quello del padre. “Si chiama Chiara ed è la mia ragazza”. Andrea contrasse le mandibole. “L'ospite...?” ripetè
la madre che si sforzava di non capire. Suo padre fece un passo in avanti: “Ci stai prendendo in giro, vero?” Lydia inspirò profondamente dal naso: “No, non vi prendo in giro. Lei è la mia ragazza e intendiamo andare a vivere insieme.” Samantha esplose debolmente in una risatina isterica: “Sarà un gioco” sibilò frettolosamente alla fine. “Non sei una bambina” Aggiunse il padre “E dovresti pensare al tuo futuro in modo serio. Non credo che alla Sezione 21 non conosciate il Protocollo Demetra... o pensi di lasciare il lavoro?” A Lydia tremavano i polsi: “A Chang non interessa...”
Sua madre reimpostava la cena picchiando sui tasti della parete: “Non è naturale!” esclamò. A quella parola Chiara ebbe un fremito: voleva dire qualcosa sulla Natura, ma lo sguardo socchiuso di Andrea la convinse a trattenersi. “E' meglio se ci riflettete un po' da soli, torno quando avrete un atteggiamento più razionale.” Così dicendo Lydia lasciò la vecchia casa di Garden City.

Lydia non confidava molto nella razionalistà dei suoi genitori. Era però una donna adulta e la sua scelta era ormai definitiva. Chiara le teneva il braccio mentre il cabinet ronzava impercettibile sulla strada del ritorno per OverRail. Lydia aveva già deciso di non piangere e non l'avrebbe fatto. Chiara diede il cibo liofilizzato ai pesci del suo aquario e Lydia si sedette sul letto: “La reazione dei miei non cambierà le cose, voglio vivere con te e basta”. Chiara sorrideva e si avvicinò accarezzandole i capelli. Lydia la fissò con dolcezza: “Perché io ti amo, ti amo davvero”.
Chiara si sedette vicino a lei: “Anch'io ti amo”. Lydia strinse forte gli occhi per non piangere: “Insieme ce la possiamo fare”. “Anch'io ti amo” rispose l'altra. A Lydia venne da ridere: “Sì, lo so e fai bene! Sono una ragazza fantastica!”. Si udì un breve ronzio nella stanza: “Anch'io ti amo” ripetè Chiara. Lydia l'abbracciò e sfiorò un piccolo sensore dietro l'orecchio dell'amata:
“Lydia Capuzzo Hussein, Sezione 21: modalità comando vocale: reimpostazione funzioni linguistiche primarie del modello K-R-A. Installazione ultimo backup cognitivo. Codice sviluppatrice: tau due cinque alfa.” Chiara ebbe un breve fremito: “Anch'io ti amo” disse ancora una volta. “Lo so, amore” le rispose Lydia sorridendo “Qualunque cosa pensi la gente di noi, quello che conta è il libero arbitrio”. 

Punteggio finale: 37,25